HIKIKOMORI
Il titolo fa riferimento a quel fenomeno giapponese riguardante gli adolescenti e i giovani post-adolescenti in cui si rigetta la vita pubblica tendendo a isolarsi. Si raggiunge il parossismo quando ci si chiude nella propria camera anche per diversi mesi. Il protagonista non raggiunge tale livello, pur soffrendo di un forte disadattamento sociale.
Un ragazzo trentenne, introverso e solitario, vive in un piccolo appartamento di una grande metropoli e lavora come commesso in un negozio di elettronica di consumo.
Nel percorso casa-lavoro non vede mai la luce del sole, non ha nessun contatto con l’esterno. Le sue relazioni interpersonali nascono e finiscono nelle chat su internet, e anche tutto ciò di cui ha bisogno lo acquista in rete o per corrispondenza. La sua vita è totalmente vincolata dalla tecnologia: sembra affetto dalla patologia che in Giappone chiamano “hikikomori”.
Nel tragitto in metropolitana vede sempre facce diverse, ma che sembrano sempre le stesse. Percepisce voci, frasi, espressioni, sensazioni, ma non riesce a trarne alcun significato. Un giorno nota una ragazza, seduta esatta- mente di fronte a lui. Si scambiano sguardi, si scrutano, è più curiosità che attrazione. Scendono alla stessa fermata, ma all’uscita i due prendono strade diverse. A casa tenta di cercare la ragazza su internet: nelle banche dati di single, nei siti web per incontri, nei siti di annunci… Nessun tentativo è fruttuoso: si rende conto che evidentemente quella ragazza vive esclusivamente nel mondo “reale”, e sembra rassegnato.
Ma casualmente un giorno…
HIKIMORI
2007 – ITALIA – 80’
drammatico
regia di Marco Prati
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