SOLO UNA VITA
Una ragazza va ad abitare al secondo piano di una casa in campagna alla periferia di un piccolo paese dell’entroterra siciliano. Scopre che la mansarda del suo appartamento, apparentemente chiusa, è abitata da un uomo e chiede spiegazioni alla padrona del palazzetto che abita a piano terra. Scoprirà che è un musicista che si è rinchiuso dentro a causa di un trauma. Essendo anche lei una musicista, su consiglio della padrona di casa, che pratica l’arte del Kintsugi, cercherà di aiutarlo ad uscire dal suo stato con la complicità della musica. Quando l’uomo decide di ascoltare la ragazza scoprirà che anche lei ha vissuto un trauma e insieme tenteranno di riparare a suon di note le ferite del loro cuore.
Il lungometraggio utilizza una narrazione da fiction con un taglio di regia documentaristico volto a far compenetrare lo spettatore nella vita dei tre protagonisti. La fotografia semplice punta a dare un realismo quasi cinico che vuole spogliare gli attori del loro ruolo spiandoli come fossero persone comuni alle prese con i problemi di tutti i giorni. La musica non accompagna le immagini ma al contrario è accompagnata dall’azione dei personaggi che spesso utilizzano il messo artistico per comunicare le proprie emozioni e sensazioni.